lunedì 14 aprile 2014

Lo sciopero delle cose




Le cose sono entrate in sciopero.
La mia giacca di pelle si e' rifiutata
di farsi indossare e, schiva,
e' andata ad arrotolarsi in un angolo buio,
frusciando leggera come un serpente
sazio del pasto.
La tazza ha rigurgitato il caffelatte 
sul tavolo della cucina
con mille lingue beffarde,
in pieno raptus creativo. 
Che dire poi dei due rissosi mocassini
che saltellando mi hanno calpestato i piedi ripetutamente
per poi girare le suole all'insu',
neri insetti voltati di dorso.
Del cellulare neanche a parlarne,
mi ha urlato nell'orecchio bestemmie ed insulti
in tre lingue diverse.
Disperato,  ho tentato di afferrare il gran mazzo di chiavi
ma era attaccato al magnete del televisore
e formava con esso un rigido blocco
di irremovibili convinzioni antitetiche.
Allora, nudo, mi sono seduto per terra
e ho fantasticato foreste, 
animali sconosciuti,
una bellissima donna dai seni fulgenti.
E ho benedetto lo sciopero delle cose.

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