Stasera il mare racconta e le sue sono storie selvagge
incastonate fra gli alti spruzzi che fumigano nel cielo al tramonto. Le onde
veloci s'innalzano come dune d'acqua e divorano l'aria, trafitte dai raggi
vermigli del sole. Sugli scogli le gialle risate di schiuma spalancano a
ventaglio e deridono la presunta incolumità' della pietra, sferrano colpi
mortali alle spiagge invadenti. Una luce dorata s'impone sui bassi fondali e
lampeggiando colpisce le squame dei pesci volanti. Poseidone, splendente di
bagliori, emerge dai flutti col suo tridente acuto, scuote la terra
inneggiando ai maremoti. Mezzo uomo e mezzo pesce, Tritone, suo figlio, come un
delfino impazzito balza da una cresta all'altra, digrignando le pinne dal
guizzo ferino. Si sveglia per il trambusto il farfugliante Leviatano "e fa
ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti."
L'enorme bestia chiama a se' il Kraken e l'orrida Ozena, dalle cui spire
fruscianti schizzano relitti di navi, occhi di pirati e scheletri di balena. Ma
e' Proteo l'inafferabile, ora squalo, ora vacca, a conquistare la scena con
metamorfosi argute, forme di cani o di uccelli all'apice dei marosi, statue
fuggenti sul crepuscolo insanguinato. Ammirate sirene decorano l'occidente coi
loro canti ingannevoli, svegliano le ombre e la burrasca ulula il suo
disappunto nella furia del vento a Libeccio. Muore la stella nostra in un
barbaglio letale, la notte ricopre ogni cosa tranne i bianchi occhi del mare.
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