venerdì 23 maggio 2014

Drink drank drunk for the jumpin.jive




Tornare a casa ubriachi
linfa di vetro sui muri
schiuma di shampoo negli occhi

il cervello assordato
da fischi guaiti ululati
di guerci cagnacci rognosi

i neuroni fra le mani
con le teste rasate
e le ascelle sudate

l’ipotalamo sull’unghia
zecca prosciugata e sgonfia
infilzato filetto.

Tornare a casa ubriachi
drink drank drunk for the jumpin’ jive
alle sei del mattino c’è qualcuno che sbraita
alle sei del mattino
tu hai lo schifo nei lombi
e la boria del mondo
tutta chiusa nel freezer
degli sporchi ricordi.

Tornare a casa ubriachi
Roteando sulla punta acuta
del rischio fatale
edificando ciminiere di confusione
edulcorando microchips di passione
e gettare nel cesso quattro litri di whiskey
scura morte nel sangue
seta rossa strappata.

Tornare a casa ubriachi
per cercare nel fango
delle rozze illusioni
e scoprire fra un conato ed un coito
le gole segrete
le terre bruciate
le ribollenti lave
le ignote.

Insultarsi  picchiarsi ferirsi
nel dar voce al profondo
separarsi scoparsi riunirsi
nel’infinita bestialità della vita.

Tornare a casa ubriachi
drink drank drunk for the jumpin’ jive
e stringersi  l’uno accanto all’altra
come labbra in amore
rumore di scambi nel  cuore
calce viva ferro fuso e clamore.

Ascoltare il respiro unificato
dei  vulcani e delle fosse marine
e finalmente ordire
i battiti all’unisono
concilio di stelle e pianeti
valzer di fiabe e leggende. 

giovedì 22 maggio 2014

Dolce morte


 
Una coppia di manette velenose.
Due sergenti solforosi.
Le tragiche telecamere pietrificate.

E tu nel mezzo.
Catatonico non proprio tonico.

Catalessi di luce.
Lenta disperazione.
Il sole ti guarda.
Nei suoi solfeggi malinconici
la dea della guerra si addormenta.

La tua donna.
Così lontana.
Così bella.
Lo screzio è un intarsio nel petto.
Il ricordo un dolore indigesto.

Presto sarai giustiziato.
Ti raggiungerà una parabola esangue.
L'arte di morire prevede che tu pianga.
Ma tu non verserai lacrime
elisioni del tempo remoto
migrazioni al centro della paura.

Riderai.
Come un delfino guizzerai.
Nell'acqua della notte
nella solitudine erotica
che il vento ti ha portato.

Con il tuo mazzo di carte
per un gioco d'azzardo.
Con il tuo odore di periferia
per una spenta illusione.
Con la tua fortuna immaginata
in uno scrigno di follia.
Con il tuo delitto sulla schiena.

Con la tua donna
così dolce
così bella
così bambina

Come la morte, adesso.
Come la dimenticanza, ora.

Di te resterà il se.
Se avessi avuto.
Se fossi stato.
Se avessi voluto.
Se.

martedì 20 maggio 2014

Genova si ama da sola


Sia chiaro a tutti:
Genova si ama da sola.
Non ha bisogno di levigate rime
o di elegie dorate.
Ha nei suoi vuoti
e nei suoi colmi atroci
la vena di ogni musica.
Malinconia bruciante
e tenere tempeste.
Se dal suo ventre antico
risali per l’inferno truce
dei ghetti e delle ardesie
fino al paradiso inerme
dell’incatenato mare
lo capirai:
Genova si sa amare da sola.
Non ha rispetto degli altri
o di sé stessa
eppure s’ama
di quell’amore acuto
che è farsa e malinteso.
Nelle sue genti fischiano
i venti delle burrasche oblique
dalla sua bocca colano
i canti forti ed aspri
della montagna nuda.

Genova non chiede nulla
perché non vuol ridare.
Resta nel golfo
abbandonata al mare
fredda come un cristallo
incastonato al monte.
E si lascia poi guardare
attonita lei pure
chiusa nel pugno
perduta e senza onore.

lunedì 19 maggio 2014

Insetto curioso




Come un insetto curioso
mi sono ridotto a capocchia di spillo
e sono entrato nella tua stanza.
Ho finto di essere un portagioie
e ho posato la mia indecenza sul tuo scrittoio.
Mi hai aperto,
hai frugato nelle vestigia del mio passato e,
scodinzolando,
hai richiuso il coperchio.
Come un aereo di carta
confezionato da mani inesperte
ho volato zigzagando nel cielo degli uomini.
Sono sceso in picchiata nella notte
a trafugare sogni
e nel silenzio ho brucato
erbe sapienziali da giardini incantati. 
Come un barchino giocattolo 
ho navigato le sporche acque del desiderio,
infestate da pesci passionali e cavallucci mastini.
In un gorgo di piume bagnate
ho perso ogni destrezza
e son tornato a galla,
morbida luna riflessa
nello specchio in frantumi.