Sia chiaro a tutti:
Genova
si ama da sola.
Non
ha bisogno di levigate rime
o
di elegie dorate.
Ha
nei suoi vuoti
e
nei suoi colmi atroci
la
vena di ogni musica.
Malinconia
bruciante
e
tenere tempeste.
Se
dal suo ventre antico
risali
per l’inferno truce
dei
ghetti e delle ardesie
fino
al paradiso inerme
dell’incatenato
mare
lo
capirai:
Genova
si sa amare da sola.
Non
ha rispetto degli altri
o
di sé stessa
eppure
s’ama
di
quell’amore acuto
che
è farsa e malinteso.
Nelle
sue genti fischiano
i
venti delle burrasche oblique
dalla
sua bocca colano
i
canti forti ed aspri
della
montagna nuda.
Genova
non chiede nulla
perché
non vuol ridare.
Resta
nel golfo
abbandonata
al mare
fredda
come un cristallo
incastonato
al monte.
E
si lascia poi guardare
attonita
lei pure
chiusa
nel pugno
perduta
e senza onore.
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