Una
coppia di manette velenose.
Due
sergenti solforosi.
Le
tragiche telecamere pietrificate.
E
tu nel mezzo.
Catatonico
non proprio tonico.
Catalessi
di luce.
Lenta
disperazione.
Il
sole ti guarda.
Nei
suoi solfeggi malinconici
la
dea della guerra si addormenta.
La
tua donna.
Così
lontana.
Così
bella.
Lo
screzio è un intarsio nel petto.
Il
ricordo un dolore indigesto.
Presto
sarai giustiziato.
Ti
raggiungerà una parabola esangue.
L'arte
di morire prevede che tu pianga.
Ma
tu non verserai lacrime
elisioni
del tempo remoto
migrazioni
al centro della paura.
Riderai.
Come
un delfino guizzerai.
Nell'acqua
della notte
nella
solitudine erotica
che
il vento ti ha portato.
Con
il tuo mazzo di carte
per
un gioco d'azzardo.
Con
il tuo odore di periferia
per
una spenta illusione.
Con
la tua fortuna immaginata
in
uno scrigno di follia.
Con
il tuo delitto sulla schiena.
Con
la tua donna
così
dolce
così
bella
così
bambina
Come
la morte, adesso.
Come
la dimenticanza, ora.
Di
te resterà il se.
Se
avessi avuto.
Se
fossi stato.
Se
avessi voluto.
Se.
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