lunedì 14 aprile 2014

Il mio deserto altezzoso




C'e' un silenzio torrido nel mio deserto.
Ci sono cattedrali di pietra
e pinnacoli di rabbioso candore.
Nella luce lacerata si aprono a ventaglio
scorpioni neri in lotta col vento.
Ogni granello di sabbia e' un proiettile avvelenato
che penetra il cielo violetto, violento, violato.
Ogni soffio bollente mi inaridisce la pelle
e ricama profonde spaccature sul viso.
Nell'afa cicatrizzano, ma restano tumulate fra le rughe
come antiche tombe dentro l'alveo di torrenti prosciugati.
Il miraggio di una divinita' lontana balena fugace dalle guglie ramate,
e poi scompare, diatomea, bisogno, ebreo errante chimera.
Pulsante, si apre fra le dune, talvolta,
una carovana di bianche figure
ùcui mi affianco per poche falcate,
ombra di sciacallo pensoso.
Poi mi allontano, deluso da una lingua sconosciuta, 
da volti nemici, infelici.
E torna il gran mare di sabbia, di sole, d'arsura, di rabbia.
Quando cade la notte sulle gobbe ondulate,
un leone si avventura alla caccia,
mentre antilopi grigie incidono la luna furtive
come spiriti buoni.
La magia delle stelle cadenti un po' mi ristora
 e accende il suo velo di speranza
lungo la frastagliata linea bruna dell'orizzonte montuoso.
La solitudine siede laggiu',
vicino ad un arbusto bruciato.
E' tranquilla, introversa, riversa.
Non c'e' nessuno nel mio deserto altezzoso,
solo il passo incoerente che trascino nel niente.

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