Le quattro
madame appollaiate al bar
tra lampade
e finzioni,
hanno sul
viso il ghigno
da maschera
di cera
che
all'improvviso invera.
Labbra
rifatte di gommapane moscia
a cancellar
fellatio
inflitte a
destra e a manca.
Poliuretaniche
poppe ritte
e mai scalfite
dal vento o dalle scosse.
Mosse
sgraziate da pelviche giumente
incalorate a
maggio,
scaracollate
dall'inguine cadente
fin su
alle tube,
le
rinsecchite tube da cinquantenne sgonfia
che
crocchiano nel pube.
Rudi vocioni
da transessuale vecchio,
confuso
nello specchio del tempo che divora.
Le quattro
dame perdute sul Negroni
hanno
stampata in fronte,
tra rughe e
corruzioni,
la stella
del destino.
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