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A 23 heures 30
i manganelli sadici
della polizia
hanno lasciato il posto
ai tragici duelli
fra uomini e coltelli.
Le tempie titubanti
dei teppisti narcolettici
sono corrose
da acidi fluttuanti
e le allucinazioni vorticose
oleose si specchiano
nell'occhio traforato
della violenza
in doppiopetto azzimato.
A 23 heure 40
sul fango annerito delle discoteche
si muore per uno sguardo affilato
breve, irritato, nervoso.
Riflesso purpureo
nelle trame a trecce
di un neurone morente.
Il gioco delle lame
dirama solitudini
dall'erta dei vicoli scuri
sui muri di folla che scende
nell'orgia che sale veloce.
A 23 heures 50
il colore del sangue
profuma le pareti intonacate
densamente corrose
negli androni
degli antichi palazzi.
Razzi balenano
fra pensierosi affreschi
che si staccano dai saloni piovosi
e piombano nel frastuono delle piazze.
Spingendo aull'acceleratore-disintegratore
del tempo
la carcassa di questo secolo cieco
dimena le braccia e poi muore.
Quando la mezzanotte suona
un telo di pietra infelice
si stende sull'acqua marrone
del porto.
del porto.
Le musiche lunghe del mare
protendono i nervi dal buio
la gola recisa di un uomo
innalza il suo grido furente.
Come sempre
morte e bellezza
hanno bisogno
della stessa maestosa tristezza
e di un'asperrima nota.
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