mercoledì 17 settembre 2008

Dolce morte


Una coppia di manette velenose.
Due sergenti solforosi.
Le tragiche telecamere pietrificate.

E tu nel mezzo.
Catatonico non propriotonico.

Catalessi di luce.
Lenta disperazione.
Il sole ti guarda.
Nei suoi solfeggi malinconici
la dea della guerra si addormenta.

La tua donna.
Così lontana.
Così bella.
Lo screzio è un intarsio nel petto.
Il ricordo un dolore indigesto.

Presto sarai giustiziato.
Ti raggiungerà una parabola esangue.
L'arte di morire prevede che tu pianga.
Ma tu non verserai lacrime
elisioni del tempo remoto
migrazioni al centro della paura.

Riderai.
Come un delfino guizzerai.
Nell'acqua della notte
nella solituidine erotica
che il vento ti ha portato.

Con il tuo mazzo di carte
per un gioco d'azzardo.
Con il tuo odore di periferia
per una spenta illusione.
Con la tua fortuna immaginata
in uno scrigno di follia.
Con il tuo delitto sulla schiena.

Con la tua donna
così dolce
così bella
così bambina

Come la morte, adesso.
Come la dimenticanza, ora.

Di te resterà il se.
Se avessi avuto.
Se fossi stato.
Se avessi voluto.
Se.


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