venerdì 18 aprile 2008

Morte annunciata dell'uomo politico


Con gesto solenne
la mano ponderosa
dell’uomo politico
sposta le tende lise
dalla finestra opaca.
Il raggio di sole
lo ferisce tra gli occhi
e illumina
un cupo divagare.
Nella sua mente è il tuono.
La quiete annunciatrice
invece è nella stanza,
ospite discreto
ma degno d’attenzione.

Uomini in grigio
gli hanno parlato di numeri
e di un nome,
il nome di chi odia
e ha la forza per portare
allo stremo quell’odio.
Gli hanno svelato paure,
morti e condanne,
gli hanno versato, densa,
l’ambrosia avvelenata
degli dèi e del destino.

E la perdizione,
l’abisso,
lo ha fissato negli occhi,
dentro l’anima,
come una scheggia di vetro
che si specchia
nella cornea in attesa.

L’uomo politico sa,
è cosciente.
Le sue malefatte splendono
nell’olimpo dei doveri.
I santi
hanno le corna del diavolo.
I demoni
spiegano ali d’arcangelo.
Le sue buone azioni
giacciono
nella gabbia dei leoni.

Gelide correnti
da nere grotte marine
attraversano
gli occhi azzurri
dell’uomo politico,
scrutano la città
arrotolata nei suoi tormenti.
Qualcuno là fuori
lo odia.
Molti, tra la folla,
lo temono.

Una pallottola è pronta per lui.
La parola fine è scritta
sul libro infervorato della Storia.
E lui lo sa.

Ciononostante
muove il passo
alza lo sguardo
protende il corpo
scende le scale
saluta la scorta
siede nell’auto
si affaccia sul viale
osserva attonito la bellezza del mondo
vede il volto di un Dio misericordioso
spegne la luce del ricordo estenuante
tacita il buio dolore che lo prende allo stomaco.
E si chiude in sé stesso.

Improvvisi,
gli occhi del killer
incontrano i suoi.
Ipnotizzato li ama.
La canna del fucile brunita
sporca di luce il futuro
mentre il colpo
parte esuberante.
il piombo, nero,
si mette, rapido, in viaggio...
poi lui,
l’uomo politico odiato,
muore di schianto
colpito alla fronte
dalla sua stessa
vertigine.

Nessun commento: