Il nonsense
della voce
nella quiete
notturna
la suite
della mia storia
Gelo di
castelli
sull’umida
tundra e gli ontani
canti d’uccelli
che sanno d
chiesa e d’anime inquiete
Cavalieri
argonauti
le
gigantesche reliquie di quercia
Amori forti
come radici
lotte di
funghi invisibili
che cercano
la luce
Scosse
elettriche di piccoli fremiti
animali in
fuga nella brughiera
Impulsi
misteriosi dalle profonde gole
della foresta
oscura
dall’omertoso inconscio
La danza
delle lepri nell’erba
come un rito
satanico, imperituro
Il grido del
lupo, indecifrabile
come il
domani
come una
profezia celeste
piovuta
dalle stelle
Metafore
antiche
rivisitate dal
lampo e dal tuono
Farsi sorprendere
dal grido della civetta
è come
dedicare un pensiero alla morte
Laggiù, fra
le rocce solitarie
la carcassa
di un cervo
è la sua
canzone
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